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Chi ti accoglie al Ranch de Diabat?

Vi presentiamo Erika

Chi ti accoglie al Ranch de Diabat?

Articolo a cura di Milena Marchioni, giornalista e family travel blogger, fondatrice del blog www.bimbieviaggi.it e della community facebook "Famiglie Globetrotter", specializzata in viaggi per bambini e viaggi per donne


I motivi per organizzare un viaggio in Marocco e decidere di visitare Essaouira sono tanti.

Alcuni li abbiamo già condivisi nei mesi scorsi sul blog del Ranch blog e oggi ve ne raccontiamo un altro: al Ranch de Diabat di Essaouira, assieme a Omar e Mohamed, vi aspetta Erika, che nel 2006 ha deciso di partire dall’Italia per vivere in Marocco.

Erika unisce quindi l’accoglienza tipicamente marocchina con la piena conoscenza delle esigenze del turista occidentale: un mix perfetto per creare esperienze di viaggio in Marocco ritagliate sui bisogni di chi viaggia, con l’obiettivo di regalare emozioni indimenticabili a chi decide di organizzare la sua vacanza a Essaouira passando anche dal Ranch de Diabat.



Chi ti accoglie a Essaouira? 6 domande a Erika



Quando hai fatto il tuo primo viaggio in Marocco e come ti sei organizzata? 

La prima volta è stata nel 2006: zaino in spalla, sono partita da sola per trascorrere 25 giorni di viaggio in Marocco, studiando il percorso sulla mia amata Lonely Planet e usando i mezzi pubblici per spostarmi da un luogo all’altro. Durante quelle settimane ho trascorso tanto tempo con me, i miei pensieri, il mio diario di viaggio… ma non mi sono mai sentita sola, perché ho incontrato tantissime persone, viaggiatori e locali, di cui ancora non conoscevo la lingua ma con i quali ho sempre instaurato scambi piacevoli...



Poi hai deciso di cambiare vita: quando è successo? Come ti sei sentita? Contro quali pregiudizi hai dovuto lottare?


Ho deciso di cambiare vita appena ho conosciuto Omar, senza pensarci due volte: in un primo momento volevo semplicemente prolungare quel mio primo viaggio in Marocco, ma non avevo abbastanza soldi sul bancomat per spostare il volo. Sono quindi tornata a casa, ho dato le dimissioni dal lavoro e ho detto ai miei genitori che volevo tentare di vivere per un po’ in Marocco. Non avevo detto loro di Omar, ma credo che l’avessero capito.

In un primo momento erano decisamente scossi da questa mia decisione: l’unica che mi ha sempre sostenuto, invece, è stata la mia nonna materna.

Tra le cose che mi è dispiaciuto maggiormente lasciare c’è sicuramente lo sport: ero arbitro di calcio maschile, un settore in cui mi ero creata un ruolo importante sgomitando contro il maschilismo dilagante. Mi è dispiaciuto chiudere bruscamente questo capitolo della mia vita, ma il Marocco mi ha aiutato ad ottenere una bella soddisfazione: per un periodo ho infatti arbitrato anche qui nel campionato di calcio maschile, ottenendo belle gratificazioni professionali e salutando in modo adeguato questa passione che mi ha accompagnata per tanti anni.


In Italia ho lasciato purtroppo anche molti amici: non è stato facile avere la loro comprensione e ho dovuto lottare con i pregiudizi di chi mi immaginava con il velo, chiusa in casa. 

E invece…in 18 anni posso garantirvi che non ho dovuto indossare il velo, né smettere di fare ciò che amavo (sport, amici, viaggiare).

Ovviamente su alcune cose io e Omar abbiamo dovuto raggiungere compromessi, come ogni coppia, ma la mia libertà non è mai stata messa in discussione.



Ci sono state alcune difficoltà all'inizio? Ora va meglio?


Non mi hanno mai spaventato la lingua, la religione o la necessità di adattarmi a una cultura diversa dalla mia.

All’inizio le difficoltà maggiori sono state ottenere la comprensione da parte dei miei genitori e trovare qualcosa da fare per mantenermi. Entrambe questioni ampiamente risolte e superate: non solo perché i miei genitori hanno capito che questa fosse la strada giusta per me, ma soprattutto perché con Omar abbiamo messo in piedi un'attività ben strutturata e anche una famiglia.

Come tutte le famiglie, le difficoltà continuano ad esserci: la gestione dei figli, del matrimonio, le questioni lavorative…Ma le differenze culturali non sono mai state un problema: mi sono sempre approcciata con rispetto e mi sono sempre sentita integrata con le persone del luogo.



Cosa ti manca di più e cosa ti fa dire, invece, “ho fatto la scelta giusta”?


Non posso negare che mi manchino la mia terra, la mia famiglia e anche le amiche importanti...

Ogni tanto devo tornare in Italia, o fare un viaggio da qualche parte, per respirare “aria d’Europa” e per ricaricarmi dopo i periodi di lavoro intenso.


Ci sono però diverse ragioni per le quali sono convinta di aver fatto la scelta giusta: i sorrisi e il calore con cui sono stata accolta fin dall’inizio, anche se vengo da un paese diverso, con una cultura diversa e una religione diversa; lo stimolo lavorativo di intraprendere questo percorso professionale in un paese in cui c’è ancora molto da costruire e dove tra l’altro la burocrazia non è complessa come in Italia.

Credo inoltre che la qualità della mia vita sia molto alta: io e la mia famiglia lavoriamo con gli animali, viviamo immersi nella natura, in un ambiente che dà serenità e benessere. La gioia più grande è sentire i nostri figli mentre raccontano agli amici italiani la loro vita a Essaouira e l’orgoglio di aver ricevuto un dromedario come regalo di compleanno!



Di cosa ti occupi esattamente al Ranch?


Al Ranch mi occupo di tante cose: all’inizio ho aperto io l’ufficio, occupandomi della parte amministrativa, quella commerciale e di gestione del personale e delle spese aziendali.

Nel corso degli anni abbiamo creato un team, così posso condividere il lavoro gestionale con altre persone e dedicarmi anche alla parte più “materiale”: non solo la programmazione, il marketing, i contatti con le agenzie e i tour operator, ma soprattutto quella sul campo, con i miei adorati cavalli. Vivere con loro, curarli e farmi guidare dal vento durante la cavalcate sono emozioni impagabili che amo condividere con le persone che viaggiano con noi.



Il fatto di essere italiana è un valore aggiunto per i turisti occidentali che vengono in vacanza in Marocco?


Sì, credo che essere italiana sia un valore aggiunto perché in me vedono capacità organizzative e serietà quindi la possibilità di fidarsi senza remore. Ci tengo però a dire che queste caratteristiche si possono riscontrare anche in tanti colleghi marocchini: io sono un’espatriata atipica, sono arrivata per amore, non per “sfruttare” le risorse di questo paese o fare cose che in Italia non avrei potuto fare per difficoltà burocratiche. 

Sicuramente dalla comunità locale ho imparato alla perfezione il concetto di “ACCOGLIENZA”: “fermati qui, sediamoci e parliamo un po’, con parole, gesti, sorrisi” .

Qui funziona così, anche nei luoghi più turistici, dove la volontà di vendere qualcosa non prescinde mai da quella di voler fare un piccolo dono al cliente. Il desiderio di sedersi attorno a un tavolo e trascorrere tempo insieme è sempre una priorità, quindi sappiate che se venite al Ranch de Diabat vi accoglieremo a braccia aperte e vi faremo sentire come se foste a casa vostra.


Milena Marchioni
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